mercoledì 27 aprile 2011

Lavoro: booum dei voucher

voucher_lavoro_accessor.png Siete lavoratori occasionali? Allora sicuramente avrete sentito parlare di voucher lavoro. Il buono lavoro (o voucher lavoro) è un sistema di pagamento del lavoro occasionale accessorio, cioè di quelle prestazioni di lavoro svolte al di fuori di un normale contratto di lavoro in modo discontinuo e saltuario, introdotto dalla legge Biagi e partito ufficialmente nell’estate del 2008.
I buoni, emessi dall’Inps e venduti anche nelle Poste e nelle tabaccherie (successivamente alla convenzione siglata tra Inps e Federazione Italiana Tabaccai nel marzo 2010), del valore di dieci, venti e cinquanta euro sono così ripartiti: il 13% dell’importo è destinato alla Gestione separata dell’Inps, il 7% all’assicurazione Inail e il 5% per la gestione del servizio. Il valore netto quindi, di un buono di 10 euro ammonterebbe a 7,50 euro.
Questo metodo permette al datore di lavoro (privato) di beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa Inail per eventuali incidenti sul lavoro, senza stipulare alcun tipo di contratto. Il lavoratore d’altra parte, può integrare le sue entrate attraverso le prestazioni occasionali il cui compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato, inoccupato ed è totalmente cumulabile con i trattamenti pensionistici.
Secondo le rilevazioni Inps, i voucher hanno riscosso un successo enorme nel territorio nazionale: in meno di tre anni sono stati venduti 15.334.521 voucher ( di cui 1,5 acquistati per via telematica) per un valore che supera i 150 milioni di euro e negli ultimi tre mesi si è registrato un incremento del 17,85%, che tradotto in cifre significa quasi due milioni di voucher venduti in poco meno di cento giorni.
I settori che hanno fatto maggior ricorso dei buoni sono: l’agricoltura (50%) seguito dal commercio (9%), dai servizi (7%) e turismo (4%), che hanno maggior bisogno di lavoratori stagionali.
Se al Nord i voucher sono ormai diventati una consuetudine (ai primi nove posti infatti troviamo regioni dell’Italia centro-settentrionale con il Veneto in testa) nel Sud la pratica fa ancora fatica a decollare. In coda alla classifica si trovano la Campania, Basilica e Calabria, regioni in cui il lavoro nero (soprattutto nei campi e nei cantieri edili) riveste ancora un ruolo importante del mercato occupazionale.

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