mercoledì 1 giugno 2011

Apple nel mirino dell'antitrust

apple.jpg Dopo appena 4 giorni dalla chiusura dell’ultima istruttoria aperta nei confronti di 7 grandi catene di distribuzione, l’AgCom ha deciso di avviare un procedimento nei confronti di Apple e Comet per la tutela dei consumatori.
Le 7 istruttorie appena concluse, hanno coinvolto le imprese che operano con le insegne Expert, Carrefour, Auchan, Panorama, IPER La Grande I, Eldo Italia, Di Salvo e Della Martira per un totale di circa 460 punti vendita e che non rispettavano le norme vigenti sull’assistenza post vendita che il Codice del Consumo riserva ai consumatori. In particolare, l’Autorità ha reso vincolanti alcuni impegni: tempi certi e ragionevoli per ottenere, dal venditore, la sostituzione o la riparazione di un prodotto difettoso; la durata della garanzia legale da fare valere nei confronti del venditore per 24 mesi dall’acquisto e entro due mesi dal manifestarsi del difetto; informazione chiara sulla differenza tra garanzia legale e servizi di assistenza aggiuntivi o accessori e sui diritti dei consumatori in materia, nonché le modalità semplici per l’esercizio del diritto di recesso per gli acquisti effettuati via internet.
L’avvio della nuova indagine interessa invece la “Mela” più famosa al mondo: secondo i primi accertamenti compiuti dagli uffici la società, insieme alla catena di vendita Comet, proporrebbe un contratto di assistenza a pagamento, Apple Care, senza chiarire al consumatore che il contratto si sovrappone temporalmente al secondo anno della garanzia legale che non comporta costi per il consumatore.
Le due società sarebbero quindi accusate di non informare correttamente l’acquirente sulla durata legale della garanzia, invitandolo a sostenere una spesa aggiuntiva non necessaria.
Non rimane, quindi, che aspettare la fine dell’indagine, sperando che possa essere la fine di una delle tante truffe a danno del consumatore.

Stop alle cabine telefoniche

cabina_telefonica.jpg
L’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha accettato l’istanza presentata da Telecom Italia, nella quale la società richiedeva la revisione dei criteri definiti dalla delibera n. 290/01/CONS in merito alle postazioni telefoniche pubbliche. Secondo Telecom, i costi sostenuti per la manutenzione degli apparecchi non sono proporzionati ai ricavi ottenuti dall’utilizzo delle cabine telefoniche e ai finanziamenti  erogati dall’AGCOM. Un’indagine ha rilevato che dal 2008 il traffico generato dalle postazioni telefoniche ha subito un continuo calo tanto che il 27% circa degli apparecchi presenti in tutto il territorio nazionale origina meno di due chiamate al giorno e il 54% circa meno di 3 chiamate.
Il contesto internazionale mostra come l’utilizzo dei PTP è sempre meno frequente nei paesi dell’Unione Europea, dove i provvedimenti relativi alla rimozione degli stessi è disciplinata per particolari casi e previa consultazione dei potenziali utenti.
In Italia il numero delle cabine telefoniche si aggira intorno alle 130 000 unità, molte delle quali dismesse e con linee telefoniche non più attive. L’Autorità darà via al censimento di queste strutture e, qualora lo ritenesse necessario, affiderà a Telecom l’incarico di rimuoverle entro 120 giorni dalla delibera finale o entro 30 giorni nei casi di evidente stato di abbandono. Verranno verificate e mantenute tutte le cabine all’interno  delle scuole, dei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle caserme, nelle carceri e negli uffici della pubblica amministrazione, e laddove è proibito l’uso del telefono mobile.
Sessanta giorni prima della rimozione dell’apparecchio, la Telecom sarà obbligata ad informare gli utenti esponendo specifici cartelli adesivi in cui viene descritto il motivo della dismissione, l’indirizzo e-mail per opporsi al provvedimento e il riferimento alla pagina del sito internet di Telecom Italia è possibile individuare l’elenco delle cabine telefoniche sul territorio nazionale.
L’utente e/o l’ente locale ha 30 giorni di tempo, dalla notifica della notizia di rimozione, per presentare le proprie obiezioni opportunamente motivate alla Direzione per la Tutela dei Consumatori dell’AGCOM, inviando una mail all’indirizzo cabinatelefonica@agcom.it. 

Ufficio Legale

Sale il bilancio delle vittime

cetriolo.jpg
In Germania continua l’epidemia dal batterio Echerichia Coli Enteroemorragico (EHEC) che provoca diarrea emorragica e la sindrome emolitico –uremica e nei casi peggiori coma e morte. Oltre ai morti sono tanti i ricoveri ospedalieri e purtroppo casi sospetti si stanno verificando anche in altri paesi europei, in Svezia, Danimarca, Gran Bretagna, Francia, Austria, Olanda e Svizzera.
Il problema sarebbe dovuto al consumo di cetrioli contaminati.
In Italia il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha dichiarato di aver allertato l’Istituto Superiore di Sanità per i controlli e prosegue ”nessun caso di cetrioli infetti in Italia, i Nas sono al lavoro per individuare eventuali arrivi di verdure contaminate”. Senza dimenticare, aggiunge il ministro, che per non correre rischi, è prudente rispettare alcune norme d’igiene così da evitare la contaminazione, come lavare molto bene le verdure, gli utensili utilizzati in cucina, lavarsi bene le mani ed evitare il contatto di prodotti già lavati con quelli da lavare. “Queste norme permettono di evitare episodi di tossinfezione alimentare da Escherichia Coli” ha dichiarato il ministro.
La Coldiretti invita a consumare ortaggi di stagione, comprare prodotti “a kilometro zero”, quindi direttamente dai produttori agricoli e nei mercati dove sono presenti gli stessi agricoltori.
La sorveglianza resta alta in tutta Europa, i Centri Europei per il Controllo delle Malattie stanno collaborando con i ministeri della sanità dei singoli stati, con l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, la Commissione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). 

Nuova delibera sulla questione taxi

taxi_0.jpg Ieri è stata convocata presso l’Assessorato alle Politiche della Mobilità di Roma Capitale una riunione tra le associazioni per i consumatori e l’Assessorato per discutere su un tema molto delicato che riguarda la regolamentazione dei taxi.
L’Assessorato ha illustrato la delibera per la regolamentazione dei taxi e soffermandosi sui punti salienti e ha scaldato la tavola rotonda con le associazioni riunite. I punti di discussione sono stati diversi, primo fra tutti quello sulle tariffe e i relativi supplementi fissati dalla Giunta di Roma con scadenza biennale che saranno aggiornate in base all’indice di inflazione del settore, possono essere fissate tariffe predeterminate da e per aeroporti, porti, attrazioni turistiche o commerciali della città e della regione, un punto poco chiaro riguarda le destinazioni fuori Roma in cui non è prevista una tariffa ben determinata, ma sarà demandata alla libera contrattazione tra le parti nei limiti di una tariffa chilometrica massima. Saranno previsti costi ridotti per donne che viaggiano di notte, per le corse dirette agli ospedali, per giovani all’uscita delle discoteche il venerdì e il sabato.        
Verrà implementato il sistema unico di chiamata taxi “060609” in modo da ridurre i tempi di attesa e così i costi. I titolari dei taxi sono obbligati al rilascio di ricevute automatiche complete di numero di licenza, nominativo del titolare, costo del viaggio, data e ora.
Se l’erogatrice delle ricevute dovesse essere guasta, è stato proposto da parte delle associazioni di rilasciare delle ricevute prestampate dal comune di Roma previa segnalazione per dichiarare il mal funzionamento dello strumento. Inoltre verranno stanziati fondi per incentivi proprio per l’erogatrice di ricevute e per le autovetture ad emissione di inquinanti ridotta. È stato proposto l’inserimento delle corsie preferenziali per l’estate e nuovi parcheggi nell’area della stazione termini, per contenere il problema dei tassisti abusivi.C’è poi tutta una parte della delibera che riguarda i mezzi pubblici a trazione animale.
Infine si è affrontato il problema della commissione consultiva che è stata modificata; da 27 membri si è scesi a 20 così ripartiti: 3 esperti del settore designati dal sindaco, 12 rappresentanti per il settore taxi di cui 2 per il settore noleggio e 5 rappresentanti designati dalle associazioni degli utenti operanti in ambito locale; per questo punto le associazioni si sono dette contrarie per la differenza numerica con i rappresentanti dei tassisti. Il provvedimento dovrà essere esaminato oggi dalla Commissione Consultiva e successivamente passare al vaglio della Giunta.

Allerta per infezione batterica

escheric.jpg
Allarme in Germania a causa dell'improvviso diffondersi di un'epidemia derivata dal batterio fecale "Esterichia coli" O104 (Ehec), che è presente nella parte inferiore dell'intestino degli animali.
L’infezione ha causato  già 4 morti  e 140 persone colpite da disturbi intestinali. La virulenza dell’infezione ha spinto le autorita' tedesche ad alzare il livello di guardia per cercare di limitarne la diffusione. In particolare, tramite i mezzi di comunicazione, sono stati lanciati appelli alla popolazione  per ricordare loro di lavare con la massima cura i cibi.
Il focolaio dell’infezione non è stato ancora indentificato. Le regioni più colpite sono quelle della Germania settentrionale, Schleswig-Holstein e Bassa Sassonia, anche se non si esclude una rapida diffusione verso sud.
Il batterio E. coli si trova nell'intestino degli esseri umani e degli animali a sangue caldo. La maggior parte dei ceppi sono innocui, ma alcuni possono causare gravi malattie a trasmissione alimentare. La questione che preoccupa di più i sanitari sono i casi di Sindrome emolitico uremica (SEU) che si sviluppa in alcuni soggetti dopo l’ingestione di alimenti contaminati. L'uomo contrae la malattia essenzialmente attraverso il consumo di alimenti contaminati, come la carne cruda o poco cotta e latte non pastorizzato. A questi cibi, dunque, bisogna al momento prestare la massima attenzione. In Italia, il ministero della salute sino ad ora non si è espresso e anche il sistema di allerta europeo non si è attivato, anche se non si escludono collegamenti con gli altri paesi.

Lotta contro le fordi nel settore ittico

pesci.jpg Un rapporto della Commissione europea pubblicato oggi segnala come le tecnologie molecolari, basate sulla genetica, la genomica, la chimica e la medicina legale, possano aiutare ed eliminare i dubbi che girano intorno ai prodotti ittici specialmente una volta trasformati.
Nel presentare la relazione alla manifestazione “Slow Fish” a Genova, Maria Damanaki, commissaria europea responsabile degli Affari marittimi e della pesca, ha affermato: “La pesca illegale raggiunge, a quanto pare, un valore di 10 miliardi di euro all’anno in tutto il mondo. Si tratta di un’attività criminale con effetti nefasti per tutta l’economia, distruttivi per l’ecosistema marino e dannosi per le collettività dei pescatori e i consumatori. Non vi può essere pesca sostenibile se le regole non sono rispettate, nelle acque dell’Unione europea e fuori di esse”.
Máire Geoghegan-Quinn, commissaria europea responsabile per la ricerca, l’innovazione e la scienza e alla quale fa capo il CCR ha dichiarato: “Quest’importante relazione elaborata da scienziati della Commissione europea che operano presso il Centro comune di ricerca indica come un uso più ampio e più coordinato delle tecnologie molecolari innovative possa aiutare a sventare le frodi nel settore della pesca e a garantire che i consumatori paghino il prezzo corrispondente ai prodotti che comprano e sappiano cosa mangiano.” L’obiettivo è promuovere un dialogo informato tra le varie parti interessate: divulgare le informazioni e la consulenza.
Due delle tecniche fraudolente più diffuse nel settore della pesca sono l’indicazione, in etichetta, di un nome falso della specie di pesce o del prodotto della pesca venduto oppure la dichiarazione di una falsa origine geografica. La relazione descrive in che modo le metodiche molecolari, come quelle basate sulla tecnologia del DNA, permettano di identificare le specie anche nei prodotti trasformati. Le tecnologie molecolari costituiscono perciò un potente strumento di controllo e possono essere utilizzate nel processo di verifica, in particolare durante il cosiddetto esame fisico di un prodotto.

Telefonia e web, nuove norme dall'UE

tele e web.jpg Novità in arrivo nel settore delle telecomunicazioni per i cittadini dei paesi dell’Ue. Da domani, mercoledì 25 maggio, gli stati membri saranno tenuti ad attuare a livello nazionale le norme nella suddetta materia, per aumentare la competitività del settore e offrire migliori servizi nella telefonia fissa, mobile e internet.
Attualmente, sono già previste una serie di disposizioni volte a tutelare gli interessi di utenti e consumatori in genere, ma la Commissione ha introdotto delle nuove condizioni, al fine di aggiornare e chiarire la direttiva sulla protezione dei dati , in particolare contro la violazione di dati personali o spam (e-mail indesiderate) in ragione degli sviluppi tecnologici; rendere obbligatoria l'estensione del numero europeo per le chiamate di emergenza 112; mantenere e consolidare gli obblighi esistenti per quanto riguarda la gestione dei reclami e la composizione delle controversie; aumentare la trasparenza dell'informazione (anche sulle tariffe) per i consumatori; imporre ai fornitori di pubblicare informazioni sulla qualità del servizio ad uso dei clienti.
Per quanto riguarda la telefonia, oltre al passaggio da un operatore fisso a uno mobile senza dover cambiare il proprio numero di telefono, si prevede che i contratti iniziali di abbonamento per i clienti avranno una durata massima di 24 mesi e gli operatori saranno obbligati a offrire contratti di 12 mesi (facilitando il passaggio ad un altro operatore nel caso di offerte più convenienti).
Gli utenti di Internet dovranno invece ricevere informazioni in merito alle tecniche di gestione del traffico e al loro impatto sulla qualità del servizio, così come eventuali altre limitazioni (limiti di larghezza di banda, velocità di connessione disponibili, blocco o strozzatura dell'accesso a taluni servizi come i servizi VoIP); i contratti dovranno inoltre contenere informazioni dettagliate relative ai rimborsi e alle compensazioni offerte qualora tali livelli minimi non siano raggiunti.
L’Italia dovrà quindi adeguarsi a breve alle nuove direttive, altrimenti rischia dei provvedimenti di infrazione da parte della Commissione.